Nell’impostare l’educazione del cucciolo di pastore tedesco bisogna ricordare che questa è ben diversa dall’addestramento (che richiede una maturità presente solo più avanti), tenendo sempre a mente che molti stimoli acquisiti in età di formazione vengono memorizzati molto profondamente dal cucciolo.
Se questo fatto rende possibile il veloce apprendimento di determinati comportamenti, parallelamente ogni errore commesso in questa fase avrà inevitabili conseguenze negative in tutta la formazione del cane.
Iniziando l’educazione si deve cercare il modo migliore perché il cucciolo esegua quanto gli è richiesto con soddisfazione e con curiosità, senza mai arrivare a livelli di eccitazione tesi a trasformarsi in atteggiamenti aggressivi.
Le considerazioni sulla particolare sensibilità del pastore tedesco cucciolo ovviamente riguardano anche la coercizione e gli atteggiamenti di autorità, che, per quanto possibile, devono esprimersi su una delicata linea di confine, in grado di consentire efficacia ma non avvilimento del cane.
In quest’ottica particolare attenzione deve essere rivolta alle punizioni, che dovrebbero sempre essere dosate con grande misura in base alla individuale capacità del soggetto di recepirle senza frustrazione.
Gli atteggiamenti correttivi, in un ambito di “educazione domestica“, devono essere sempre tempestivi: il cucciolo infatti non ha la capacità di collegare un comportamento sgradito a un atto punitivo se questo gli viene inflitto a distanza anche solo di pochi minuti dal momento in cui lo ha commesso.
Ottimi risultati educativi si ottengono peraltro in quei fortunati casi nei quali si riesca a reprimere un comportamento sbagliato e subito dopo a indurre, e a premiare, quello giusto (rinforzo positivo del cucciolo).
Ciò può avvenire in molte situazioni all’interno della casa, per esempio quando il cucciolo si mette su una poltrona e allorché represso si cerca un altro posto assumendo così il giusto comportamento, che deve essere prontamente premiato.
Oppure può verificarsi in situazioni di vita sociale quando un atteggiamento troppo aggressivo nei confronti degli altri cani, represso con un secco “No!”, venga a trasformarsi in un atteggiamento più amichevole, che ovviamente va incoraggiato.
L’occasione di agire sul piano della repressione e subito dopo dell’incoraggiamento ovviamente non si verifica molto frequentemente, tuttavia può diventare un’ottima base per un futuro addestramento nel quale non conta soltanto l’esecuzione di un determinato esercizio ma anche la correttezza e la velocità di questa esecuzione.
Uno dei primi insegnamenti che, non appena inizia la vita con il cucciolo, appare indispensabile è un buon riconoscimento del nome.
Per abituare il piccolo a prestare attenzione quando viene chiamato generalmente è sufficiente ripetergli il nome per alcune volte in associazione a un rinforzo positivo, per esempio in occasione della somministrazione del cibo.
Collegandolo a questo momento piacevole, presterà sempre gioiosa attenzione ogni qual volta lo sentirà pronunciare.
Al contrario non bisognerebbe associarlo mai con momenti negativi, quindi mai pronunciarlo quando lo si sgrida o comunque in situazioni punitive.
Quando il cucciolo, appreso il proprio nome, tende ad avviarşi festoso verso il proprietario, questo dovrebbe incentivare col comando
“vieni” questo festoso avvicinamento, rafforzando il piacere dell’incontro con grandi manifestazioni di gioia.
In queste fasi di embrionale richiamo ogni manifestazione di esuberanza da parte dell’animale va sopportata, non frenando il piccolo quando, al culmine della felicità, riesce ad appoggiare le zampe contro il proprietario.
Leggi anche: Come educare un cucciolo al guinzaglio
Questo atteggiamento, di per sé forse un po’ dannoso per l’incolumità degli abiti, è nei limiti del possibile da incoraggiare in quanto può dimostrarsi un buon preludio per i futuri rapporti del cane con la gente, non appena la sua socializzazione si sarà allargata.
Molti preferiscono fin dall’inizio insegnare al cucciolo a “non saltare addosso” alle persone, ma questo insegnamento andrebbe rimandato a un’età più matura evitando così che il cane venga ad assumere atteggiamenti di timore nell’incontro con gli umani.
Soltanto dopo che il piccolo avrà instaurato un fiducioso e aperto rapporto con la gente si potrà frenare e l’eccessiva esuberanza, assecondando comunque, almeno fino a quando è possibile, il vero senso comunicativo di questo gesto attraverso il quale alcuni cani tentano di raggiungere i margini labiali delle persone utilizzando il tipico gesto di leccare le labbra dell’adulto in segno di pacificazione.
In questi casi un approccio educativo “naturale” imporrebbe di chinarsi e accettare questo tipo di comunicazione, sottraendosi quasi subito come farebbe un capobranco non sempre disponibile alle effusioni dei sottomessi.
Con il pastore tedesco di età superiore ai quattro mesi questo rituale di saluto diventa piuttosto difficoltoso, comunque chinarsi all’altezza del cucciolo crea una motivazione non indifferente verso l’assecondamento del richiamo, che, ovviamente rappresenta un fondamentale passo per ogni tipo di addestramento.
Leggi anche: Come addestrare un pastore tedesco.
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