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Sverminazione del pastore tedesco
La salute del pastore tedesco, e di qualsiasi altro cane di razza, passa attraverso una serie di trattamenti specifici, mirati a ridurre al minimo i rischi connessi a patologie di vario genere. Buona parte di questi va attuata quando l’esemplare è ancora cucciolo ed ha un’età compresa tra le sei e le otto settimane. In questa fase vitale, l’animale non ha ancora sviluppato in maniera completa le difese immunitarie; per questo viene sottoposto alle principali vaccinazioni consigliate e, contestualmente, ai primi trattamenti antielmintici, meglio noti come “sverminazioni”. Di seguito, vedremo di cosa si tratta, come e quando vengono effettuati.
Perché è necessario sverminare il cucciolo
I vermi (i più comuni sono gli “ascaridi”) sono presenti all’interno dell’organismo dei cuccioli di pastore tedesco (così come di altre razze) con meno di trenta giorni di vita. La principale causa di trasmissione dell’infezione è la madre, che involontariamente può trasmettere i vermi al cucciolo sia durante la gravidanza che l’allattamento; gli ascaridi, infatti, tendono ad annidarsi all’interno di piccole cisti, dalle quale raggiungono il feto e infettano il cucciolo. Talvolta, invece, si trovano nel latte materno e, per questo, si parla di “infezione lattea” mentre quella che si verifica durante la gestazione è di tipo “prenatale”. Nell’intestino del cucciolo, gli ascaridi adulti si accoppiano con le femmine; queste depositano le proprie uova che, generalmente, vengono espulse con le feci. Ragion per cui, è fondamentale sottoporre i cuccioli ai trattamenti di sverminazione; allo stesso modo, è importante attuare la profilassi antielmintica anche sugli esemplari di femmina incinta, così da ridurre al minimo i rischi di trasmissione prenatale. Gli ascaridi, infatti, possono essere responsabili di numerosi disturbi, alcuni anche gravi, tra i quali vomito, diarrea, appendicite, ostruzione delle vie biliari, colecisti, ittero da stasi e lacerazione delle pareti interne degli organi.
Quando eseguire il trattamento
Com’è facile intuire in base a quanto già sottolineato, l’esemplare va sottoposto a sverminazione quando è ancora cucciolo; possibilmente, il primo trattamento va eseguito entro i primi venti giorni di vita del cane. Contestualmente, anche la madre dovrà essere sverminata, dal momento che potrebbe trasmettere l’infezione al cucciolo durante l’allattamento. Il primo trattamento antielmintico si completa con una seconda sverminazione, da eseguire 25 giorni dopo la prima. Quando si adotta un cucciolo di pastore tedesco, rivolgendosi ad un allevamento professionale come quello di Casa Falcone, l’esemplare ha già ricevuto almeno un trattamento completo, riportato sul libretto sanitario.
Successivamente, il cucciolo dovrà essere nuovamente sverminato. In linea di principio, è il medico veterinario a stabilire se l’esemplare dovrà essere nuovamente sottoposto al medesimo trattamento e, eventualmente, con quale regolarità. La periodicità delle sverminazioni, infatti, viene stabilita dal veterinario in relazione alle specifiche esigenze cliniche del cucciolo. In genere, quando il cane ha raggiunto i due mesi di vita, si procede ad un’analisi delle feci (test coprologico per flottazione), in base alla quale viene stabilito il protocollo veterinario da seguire.
Il consiglio, al netto delle indicazioni del proprio medico veterinario, è quello di far sverminare il cane con maggiore frequenza quando è ancora cucciolo; per gli esemplari dai due agli otto mesi, è possibile effettuare il trattamento ogni due settimane mentre è sufficiente una volta al mese per cuccioli di età compresa tra le otto settimane e i sei mesi. Successivamente, la frequenza delle sverminazioni cala drasticamente, e si attesta tra le due e le quattro volte l’anno. Naturalmente, si tratta di riferimenti puramente indicativi che non sostituiscono il riscontro di un consulto veterinario.
In cosa consistono i trattamenti antielmintici
La sverminazione del pastore tedesco, e del cane in generale, viene effettuata tramite la somministrazione di appositi farmaci vermifughi. Si tratta di presidi veterinari acquistabili senza prescrizione, benché sia vivamente consigliabile rivolgersi al proprio veterinario di fiducia prima di comprarli e somministrarli al cane.
I farmaci antielmintici in commercio sono disponibili in diversi formati, anche se la maggior parte sono venduti sotto forma di compresse o capsule (alcuni sono in dispersione e quindi iniettabili). In genere, per somministrarle all’animale è sufficiente farle ingoiare intere o sbriciolarle nel cibo, avendo cura di seguire con attenzione le indicazioni riportate sul bugiardino del prodotto, soprattutto per quanto concerne la posologia. I farmaci vermifughi, infatti, non sono tutti uguali: ciascun prodotto ha caratteristiche e proprietà ben precise, che lo rendono adatto ad un utilizzo specifico. In altre parole, i trattamenti antielmintici sono finalizzati a debellare non soltanto gli ascaridi, ma anche gli altri vermi che si possono annidare nel tratto enterico del cane. A tal proposito, esistono sia farmaci mirati (ossia specifici per un particolare tipo di infezione) sia vermifughi ad ampio spettro, sviluppati per agire contro contemporaneamente contro diverse specie di parassiti ossia tutti i nematodi (i vermi tondi, tra cui gli ascaridi) e i cestodi (vermi piatti o “tenie”).
Altro aspetto caratteristico dei farmaci antielmintici è la già citata posologia, ossia il dosaggio e la frequenza di somministrazione. Questi due parametri variano da un prodotto all’altro e, cosa più importante, sono spesso determinati in base all’età ed al peso del cane. Naturalmente, esiste una posologia specifica anche per le cagne incinte o in fase di allattamento. I farmaci confezionati riportano la posologia direttamente sulla scatola; in genere, per i cani che pesano meno di 5 kg basta una sola compressa anche si vi sono compresse dalle formulazioni più ‘concentrate’ che presentano una posologia identica per gli esemplari fino a 10 kg.
Cosa succede dopo la sverminazione
In caso di prima sverminazione, la fase successiva alla somministrazione del trattamento antielmintico prevede il monitoraggio del cucciolo, con particolare attenzione alle condizioni di salute. Dopo la somministrazione del secondo trattamento, è previsto il già citato esame delle feci, mediante il quale accertare se il trattamento antielmintico ha fatto effetto oppure no. In base ai riscontri dell’analisi coprologica, il veterinario stabilisce se i vermi sono stati debellati oppure è necessario riprendere la somministrazione dei farmaci antielmintici. In questa circostanza, si valuta anche la ‘gravità’ dell’infezione e, di conseguenza, si stabilisce la periodicità del trattamento da effettuare. L’analisi delle feci può essere ripetuta una volta all’anno per controllare l’eventuale presenza di cestodi mentre in caso di infezione da nematodi è necessario effettuare dei controlli mensili, poiché si tratta di una condizione più difficile da curare.
Come prevenire l’infezione da vermi
La prima cosa da fare per limitare al minimo i rischi di infezione è rispettare scrupolosamente le norme igienico sanitarie di base, ossia tenere sempre pulita la zona del giardino in cui il cane è solito fare i suoi bisogni. Se l’animale fa uso della lettiera, quest’ultima deve essere pulita ogni qual volta è necessario, perché le feci possono essere veicolo di trasmissione dell’infezione (per contatto o ingestione) per il cane stesso e non solo. Norme analoghe valgono anche per gli umani che si trovano a stretto contatto con i cani, in quanto anch’essi sono esposti a potenziali rischi; il consiglio è di lavare accuratamente le mani dopo aver toccato l’animale, poiché le larve dei vermi potrebbero trovarsi anche sul manto, le zampe o la lingua. In aggiunta, a scopo preventivo, si provvede alla sverminazione delle femmine, sia durante la gravidanza che l’allattamento; in tal modo, si riduce la possibilità di infezione dei nascituri e dei cuccioli allattati.
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