Il tumore alla mammella è una patologia piuttosto comune nei cani e, in particolare, tra gli esemplari femminili; tra le razze più esposte, secondo alcuni studi, vi è anche il pastore tedesco. In generale, i tumori mammari rappresentano oltre il 40% degli eventi neoplastici che si registrano nelle femmine di cane; tra questi, oltre la metà è costituita da carcinomi, il 67% dei quali ha carattere maligno. In questo articolo, vediamo come si manifesta questo tipo di malattia e in che modo va affrontata dopo un’eventuale diagnosi.

Gli esemplari maggiormente a rischio

Gli esemplari di pastore tedesco che rischiano maggiormente di sviluppare un tumore mammario sono le femmine (nei maschi di razza canina, l’incidenza è solo dell’1% ma si tratta principalmente di manifestazioni maligne associate a tumore testicolare); in particolare, tale patologia affligge soprattutto le cagne adulte di età compresa tra gli 8 e i 10 anni che non sono state sottoposte a sterilizzazione, oppure che hanno subito l’intervento in età avanzata (o dopo il terzo calore). Più in generale, si registra un’incidenza maggiore nelle femmine che hanno superato i cinque anni di età. In aggiunta, il tumore mammario si manifesta principalmente negli esemplari di cagna che hanno una storia clinica di cicli estrali (calore) più brevi rispetto alla norma. Il rischio di sviluppare la malattia è notevolmente inferiore negli esemplari sottoposti ad ovariectomia dopo il secondo calore (26%) e si riduce ulteriormente nelle femmine di pastore tedesco sterilizzate dopo il primo estro (8%).

Come prevenire il tumore mammario nel pastore tedesco

Il modo più efficace per minimizzare il rischio che una femmina di pastore tedesco sviluppi un tumore alla mammella è la sterilizzazione mediante ovariectomia (asportazione chirurgica delle ovaie). Affinché tale procedura sia efficace a scopo di prevenzione, è necessario che la cagna venga sottoposta all’intervento di asportazione delle ovaie in età prepuberale. Negli esemplari sterilizzati prima della pubertà, infatti, il rischio di sviluppare un tumore mammario è quasi nullo (si aggira attorno allo 0,05%); da ciò si comprende quanto sia importante una sterilizzazione tempestiva, indispensabile anche per prevenire anche un’altra patologia che colpisce principalmente le femmine di cane: la piometra.

Dal momento che le neoplasie mammarie nel pastore tedesco, così come nelle altre razze vulnerabili rispetto a tale patologia, pare abbiano anche una componente genetica, è consigliabile valutare l’eventuale predisposizione dell’esemplare.

Anatomia delle ghiandole mammarie del cane

La mammella del cane è una ghiandola sudoripara, ricoperta dalla cute e da uno strato sottocutaneo; gli esemplari canini sono dotati di cinque paia di mammelle, disposti su due file simmetriche: toraciche craniali (vicino alla testa), toraciche caudali (vicino alla coda), addominali craniali, addominali caudali e inguinali. Le ghiandole mammarie sono strettamente connesse le une alle altre, mediante una densa vascolarizzazione dei tessuti; sono inoltre collegate al sistema linfatico, che agisce per convogliare i liquidi verso i linfonodi ascellari (presenti sotto la zampa) e inguinali. Le mammelle sono anche strettamente aderenti alle fasce muscolari ed ai tessuti adiposi sottostanti; questa conformazione strutturale è una delle principali cause dell’aggressività dei tumori della mammella, che possono facilmente intaccare anche le strutture circostanti.

Le cause del tumore della mammella

Le neoplasie mammarie sono patologie determinate da diversi fattori, tanto negli esseri umani quanto nei cani. Ad ogni modo, la causa principale del tumore alla mammella nelle femmine di cane è un’anomalia nella produzione di ormoni da parte delle ovaie, dal momento che si tratta di una patologia dipendente dagli ormoni che consentono il normale sviluppo delle ghiandole mammarie, ovvero gli estrogeni e il progesterone. Più le ghiandole mammarie sono esposte a questi ormoni, maggiore è il rischio a medio lungo termine di sviluppare una forma tumorale. Nello specifico, è necessario sottolineare come lo sviluppo della ghiandola mammaria nel cane sia influenzato in maniera significativa dagli ormoni prodotti dalle ovaie; in particolare, gli estrogeni promuovono lo sviluppo delle cellule dei dotti escretori che raggiungono il capezzolo mentre il progesterone contribuisce alla proliferazione delle cellule secretorie ghiandolari e mio-epiteliali. Da ciò, è facile intuire quanto sia importante, a scopo preventivo, far sterilizzare gli esemplari di femmina non destinate alla riproduzione.

Un altro potenziale fattore di rischio che, stando ad alcuni studi, può contribuire allo sviluppo di un tumore mammario nel pastore tedesco è l’alimentazione. Pur non essendoci ancora indicazioni certe a riguardo, vi sono svariate ricerche che testimoniano come un’alimentazione ricca di grassi e, più in generale, una condizione di obesità, possano aumentare il rischio di neoplasia mammaria nel cane. L’ipotesi è che l’aumento dei grassi sia collegato ad un incremento della produzione degli estrogeni da parte delle ovaie.

Una maggiore predisposizione al tumore alla mammella può essere determinata anche dalla somministrazione dei farmaci progestinici per prevenire il calore; questi possono provocare l’insorgere di tumori benigni mentre se somministrati assieme agli estrogeni, tendono a favorire lo sviluppo di neoplasie di tipo maligno. Tra i fattori di rischio è possibile indicare anche la prolattina, un ormone coinvolto nella lattazione che, nel corso di eventuali gravidanze isteriche, può incentivare l’insorgere di un tumore mammario.

A quelli sopra citati vanno aggiunti la predisposizione genetica, per alcune razze (incluse il pastore tedesco, benché gli studi in merito siano ancora parziali), e una serie di fattori ambientali come, ad esempio, l’inquinamento atmosferico e dei prodotti alimentari.

I sintomi della malattia

La manifestazione primaria del tumore mammario è la presenza di noduli sottocutanei, dalla consistenza dura ed elastica, che si concentrano tendenzialmente nella quarta e quinta mammella (anche se possono svilupparsi anche altrove). I noduli possono essere invisibili e non dolenti ma, nelle forme maligne, si presentano spesso ulcerati; la massa nodulare può presentarsi mobile oppure statica, nel caso in cui abbia aderito ai tessuti circostanti; talvolta, la patologia può manifestarsi mediante formazioni multiple, una caratteristica che non implica necessariamente una forma neoplastica maligna.

Diagnosi e cura

La diagnosi di un possibile tumore mammario si basa anzitutto sulle visite veterinarie di routine durante le quali il medico veterinario, tramite palpazione, può individuare la presenza di un nodulo. Successivamente, una volta attestata l’esistenza di una neoformazione, si procede all’esame citologico; quest’ultimo, però, può produrre risultati contradditori, sia perché i tumori possono essere ‘misti’ sia perché i noduli benigni sono adiacenti a quelli maligni. In altre parole, anche in assenza di riscontri maligni, non è possibile escludere al 100% la natura maligna delle formazioni tumorali.

L’iter diagnostico prevede anche la stadiazione, necessaria per determinare se il tumore è localizzato ad una sola zona o ha attaccato anche altre parti dell’organismo. La stadiazione viene effettuata per mezzo di alcuni esami strumentali, ossia RX al torace, ecografia addominale e TAC; tali esami, sconsigliati in presenza di metastasi, consentono di determinare le dimensioni della massa tumorale e l’eventuale presenza di metastasi. Secondo una ricerca del 2013, negli esemplari che presentano formazioni più grandi di 3 cm, la percentuale di morte è del 37% mentre, in presenza di masse minori, il tasso di mortalità è del 17%. Inoltre, risultano più aggressive e letali le forme infiltrative rispetto a quelle espansive.

Il trattamento d’elezione contro il tumore mammario del cane è l’intervento chirurgico, ossia l’asportazione della massa mediante mastectomia mono o bilaterale. Nel caso in cui il tumore abbia interessato il sistema linfatico o sviluppato metastasi, la sola terapia chirurgica può risultare insufficiente, e va integrata con un adeguato trattamento farmacologico postoperatorio a base di chemioterapici.

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